Indipendenza energetica europea, ora si pensa alla Cina

Indipendenza energetica europea, ora si pensa alla Cina

Indipendenza energetica

L’Unione Europea delinea un piano per l’indipendenza energetica

La Commissione Europea ha presentato due piani che dovrebbero determinare in larga misura il futuro energetico dell’UE, con l’obiettivo di aumentare l’indipendenza energetica. Nel dettaglio, la legge sull’industria più “pulita” mira a superare la dipendenza da Paesi terzi per la fornitura di tecnologie green, mentre la legge sulle “materie prime essenziali” mira ad aumentare l’autosufficienza dell’UE in termini di materie prime. Entrambe le iniziative mirano a rompere la dipendenza dalla Cina; per ora sembrano più obiettivi astratti che un chiaro piano d’azione.

La Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure per ridurre la dipendenza dell’UE da qualsiasi fornitore di materie prime e tecnologie green. Due disegni di legge per aiutare l’Unione Europea: il primo sull’industria più pulita e il secondo sulle materie prime essenziali.

Entrambi i documenti mirano essenzialmente ad aumentare l’indipendenza dalla Cina e quindi a diminuire la presenza di fornitori cinesi nelle catene di approvvigionamento europee. Secondo la bozza della legge sull’industria “pulita”, le richieste di beni provenienti da Paesi che già rappresentano più del 65% delle forniture dell’UE in una determinata categoria saranno le ultime a essere prese in considerazione. L’esempio più evidente è la Cina, la quale rappresenta oltre il 90% della fornitura di alcune parti utilizzate nei pannelli solari.

Detto ciò, la Cina sta anche aumentando il suo dominio in altre catene di fornitura, tra cui la produzione di turbine eoliche e di auto elettriche. Di conseguenza, l’UE si trova in una situazione di dipendenza tecnologica diretta dalla Cina, cosa che i politici europei non preferirebbero evitare.

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Il mercato delle materie prime

La situazione è simile nel mercato delle materie prime. Dopo essersi liberata della dipendenza dalla Russia per il petrolio e il gas, l’UE vuole ora porre fine alla sua dipendenza dalla Cina per la fornitura di minerali come il litio e il cobalto. A tale scopo, la Commissione europea intende stanziare fondi aggiuntivi per stimolare la produzione di minerali in Europa. L’obiettivo è che le aziende europee rappresentino almeno il 10% della produzione mineraria annuale dell’UE e almeno il 40% della sua lavorazione. La quota di fornitura da parte di Paesi terzi non dovrebbe superare il 65%.

L’UE al giorno d’oggi dipende quasi interamente dalle importazioni della maggior parte dei minerali dalla Cina, fornitore chiave che produce il 58% del litio mondiale, il 65% del cobalto e più di un terzo del nichel e del rame. Per superare questa dipendenza, l’UE dovrà spendere centinaia di miliardi di euro.

Secondo il Financial Times, i programmi annunciati hanno sollevato dubbi tra alcuni membri della Commissione europea stessa, in quanto potrebbero contravvenire alle norme commerciali internazionali. Un alto funzionario della Commissione Europea ha dichiarato al quotidiano:

“È importante che tutto ciò sia in linea con i nostri impegni nell’ambito dell’OMC e con gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo sugli appalti pubblici. È importante che questo non finisca per trasformarsi in una sorta di protezionismo green e che non rendiamo la transizione verso un’economia sostenibile più costosa sia per le aziende private sia pubbliche.”

Il Parlamento europeo e gli Stati membri devono ora affrontare un lungo processo di adeguamento e approvazione della legislazione proposta dalla Commissione europea. Saranno necessari due anni.

Fonte: Kommersant

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