La diversificazione della catena di approvvigionamento
Siemens sta considerando la diversificazione della catena di approvvigionamento nel sud-est asiatico, nel tentativo di ridurre la sua dipendenza dalla Cina. Lo ha dichiarato in un’intervista al Financial Times Judith Wiese, direttore del personale e dello sviluppo sostenibile del gruppo.
“Questa è una regione molto diversificata, ma ha un grande potenziale, e poiché nel mondo si parla molto degli Stati Uniti e della Cina in termini di diversificazione, è molto interessante per noi“, ha affermato Judith Wiese.
Secondo la signora Wiese, Siemens come possibili alternative per la costruzione di nuovi impianti sta considerando l’Indonesia, il Vietnam, la Thailandia e l’India. Ora è la Cina il più grande mercato di vendita per l’azienda tedesca in Asia e il secondo più grande mercato estero dopo gli Stati Uniti. Infatti, nel 2021 la Cina ha rappresentato il 13% delle vendite del gruppo.
I motivi della diversificazione
Siemens non è la prima multinazionale ad annunciare l’intenzione di spostare la produzione al di fuori della Cina. Infatti, anche molte società tecnologiche come Apple, Samsung, Microsoft, Google e Amazon, avevano già preso in considerazione questa ipotesi.
I motivi dell’esodo delle aziende tecnologiche sono diversi. Il primo è la pandemia di COVID-19, che ha provocato la chiusura in massa delle fabbriche in Cina a causa della quarantena. Il secondo motivo è di natura politica. La guerra commerciale iniziata tra Cina e Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump ha comportato un aumento dei dazi sulle importazioni da entrambe le parti, restrizioni per l’esportazione di tecnologia statunitense e una maggiore pressione da parte delle autorità cinesi sulle imprese straniere. Tuttavia, data la posizione di Cina e Stati Uniti dell’economia globale, è chiaro che non sono solo le aziende cinesi e statunitensi ad essere colpite.
Fonte: Kommersant