Il servizio federale delle dogane russe ha smesso di pubblicare aggiornamenti dettagliati, quindi le statistiche ufficiali sugli scambi commerciali con la Russia non sono più disponibili dall’interno del paese, bisogna perciò fare affidamento sulle statistiche dei partner commerciali esteri.
Uno sguardo dall’interno sugli scambi commerciali con la Russia dopo le sanzioni
Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico russo, divieti e restrizioni dell’Occidente hanno interessato circa il 20% delle esportazioni russe. Circa il 44% delle esportazioni va verso Paesi che non hanno aderito alle sanzioni e il Ministero dell’Economia intende aumentare questa quota.
In particolare, gli scambi commerciali della Russia con i paesi del G7 rappresentano il 25% del commercio estero totale: il 22% delle esportazioni totali e il 28% delle importazioni. Le restrizioni commerciali imposte dai paesi sanzionatori non si applicano a tutte le esportazioni ma solo a una parte di esse, la restante parte è ancora permessa dalle regole del commercio internazionale.
“I divieti diretti e altre restrizioni quantitative riguardano circa il 20% delle esportazioni russe. Il problema principale nell’attuazione delle forniture risiede nel piano delle restrizioni sui trasporti e sui pagamenti“, ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov.
Europa e Cina hanno ridotto la fornitura di beni alla Russia
I paesi dell’Unione Europea hanno registrato un calo delle esportazioni di merci verso la Russia del 55% (da 7,65 a 3,42 miliardi di euro), la Cina del 26% (da 5,12 a 3,8 miliardi di dollari). Ciò è dovuto sia alle restrizioni delle sanzioni che ai relativi problemi nella logistica e la difficile ripresa economica dalle conseguenze della pandemia.
Secondo il servizio di statistica tedesco, le esportazioni di merci verso la Russia sono diminuite del 62% in un solo mese (dati di marzo rispetto a febbraio) e di 2,3 volte rispetto a marzo 2021. L’Italia (349,6 milioni di euro contro i 706,5 di un anno fa) e la Polonia (324,8 milioni di euro contro i 659,7 di marzo 2021) hanno registrato risultati simili nelle esportazioni verso la Russia.
Se parliamo di paesi asiatici, la Corea del Sud ha forniture più che dimezzate (352,2 milioni di dollari a marzo 2022 contro 793,1 a marzo 2021). Il Giappone ha ridotto le esportazioni da 683,8 milioni di dollari nel marzo dello scorso anno a 422,9 nel marzo di quest’anno.
Il Servizio doganale della Russia ha annunciato un calo delle importazioni russe al livello del 2020.
Situazione attuale: collaborazioni sospese e mercati in cui gli scambi commerciali con la Russia aumenteranno
Per l’economia russa una forte contrazione delle importazioni, in concomitanza con l’espansione delle esportazioni, si esprime in un eccesso di valuta estera, il che porta a un significativo rafforzamento del rublo. La carenza di forniture colpisce anche l’industria e il mercato consumer, dove la situazione è mitigata dalla presenza di scorte e dalla temporanea saturazione della domanda a inizio marzo.
In Russia molti scommettono sulla sostituzione delle forniture da UE, Stati Uniti, Giappone e Corea tramite l’aumento delle importazioni da paesi asiatici (principalmente Cina e India), Turchia e America Latina. Finora, tuttavia, la pratica mostra che questo processo è più difficile del previsto.
Secondo Artem Tuzov, direttore del dipartimento del mercato dei capitali di IC UNIVER Capital, è previsto un aumento delle importazioni da tutti i paesi dell’EAEU. Anche il volume delle importazioni dalla Mongolia potrebbe riservare sorprese. Ma il maggiore aumento delle importazioni è previsto dal Kazakistan, che ha sviluppato attivamente una delle rotte della Nuova Via della Seta ed è logisticamente in grado di aumentare il flusso di merci. I dati sulle importazioni nella Federazione Russa non tengono conto delle importazioni secondarie verso paesi adiacenti, chiarisce l’esperto.
Sulla scia dell’Europa anche altri paesi limitano la fornitura dei beni necessari alla Russia, temendo che le restrizioni degli Stati Uniti e dell’UE possano interessare anche loro. In particolare, le case automobilistiche cinesi hanno dichiarato di non avere intenzione di aumentare per il momento l’export di auto in Russia; lo stesso vale per smartphone e altra elettronica. Allo stesso tempo, la Russia aumenterà gli scambi con i paesi del Medio Oriente, dell’Africa e del Sud America.
Fonti: RBC, Kommersant, Izvestia
Conclusioni: il vostro business è connesso con la Russia? Bisogna agire per ridurre l’impatto delle sanzioni
Lavoriamo con molte aziende italiane il cui business era strettamente connesso con la Russia: dalle semplici consegne all’esportazione, dalla stretta collaborazione con i clienti russi fino alla dipendenza, in alcuni casi, dal mercato di consumo russo. Molte aziende italiane hanno investito nell’apertura di uffici e stabilimenti in questo paese. Molte attività produttive in Italia avevano fornitori principali russi e dipendevano addirittura dalla fornitura di materie prime e componenti dalla Russia.
Cosa fare ora: aspettare o agire?
Nella speranza che le azioni militari in Ucraina finiscano presto e che gli scambi commerciali con Russia e Ucraina riprendano, è necessario agire! La ricerca di fornitori alternativi e di nuovi mercati è una strategia prioritaria per le aziende per cui la Russia era un fornitore o mercato di vendita strategico. Bisogna ridistribuire il budget in modo che entro la fine di quest’anno la quota delle vendite in Russia venga reindirizzata agli altri nuovi mercati. Per le aziende produttrici diventa indispensabile investire in analisi dei produttori a livello mondiale e nell’ottimizzazione della catena di approvvigionamenti, effettuare ricerche e negoziazioni con fornitori di tutto il mondo al fine di sostituire le forniture russe e ridurre l’impatto della crisi sulla loro attività.
La squadra ImportDesk è sempre al fianco delle aziende che vogliono iniziare acquisti internazionali e importazioni in Italia.
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