Commercio marittimo internazionale: prospettive per i porti italiani

Il commercio marittimo internazionale e le prospettive per i porti italiani

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Il commercio marittimo italiano

L’andamento del commercio internazionale è da sempre legato all’efficienza dei traffici portuali. Secondo recenti studi, il commercio marittimo in Italia a fine 2022 è cresciuto per un totale di 377 miliardi di euro e con un aumento complessivo del 66% nell’arco degli ultimi dieci anni. I dati che Srm (centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo) ha raccolto sono significativi e incoraggianti. In generale il commercio marittimo mondiale aumenterà del 1,8% nel corso del 2023 e del 3,1% nel 2024.

Il nostro Paese riveste un ruolo rilevante nel commercio marittimo in quanto dispone di 8.000 km di costa. Nel rapporto 2023 “Italian Maritime Economy” si evidenzia come il Mediterraneo sia sempre più centrale per il commercio marittimo internazionale. In particolare, nel 2022, i porti italiani hanno movimentato oltre 490 milioni di tonnellate di merci, registrando un aumento dell’1,9% rispetto al 2021.

Ad esempio, il Mediterraneo è un punto di connessione tra l’Asia e le Americhe; non a caso sono Cina ed USA i principali partner della portualità italiana. La Cina si conferma il miglior fornitore per l’Italia: rappresenta un quinto delle merci entranti via mare, mentre gli USA sono destinatari delle navi contenenti prodotti italiani.
Le merci importate sono soprattutto: oil&gas, metalli, macchinari, prodotti chimici, tessile e abbigliamento.

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I porti italiani e il commercio marittimo internazionale

Una recente classifica ha individuato i 15 migliori porti nel Mediterraneo tra cui ve ne sono ben 4 italiani, la chiave dell’efficienza e del successo riguarda soprattutto la capacità di gestire diverse esigenze di trasporto (dalle rinfuse liquide alle solide fino ai traffici roll-on/roll-off, vale a dire trasporto di veicoli gommati) e dall’ottima connettività marittima che facilita il commercio.

Il nuovo obiettivo da raggiungere è quello di rendere i porti italiani dei veri e propri “hub energetici” capaci di accogliere e poi distribuire gas liquefatto, biocarburanti e idrogeno. Si stima che per far diventare l’Italia il ponte Mediterraneo del gas ci vogliano circa 5 anni. In questo contesto per la crescita del territorio diventano strategici i porti del Mezzogiorno. Essi svolgono un ruolo importante per tutta l’economia italiana, infatti è proprio nel Mezzogiorno che avviene il 46% della movimentazione marittima del Bel Paese. Inoltre, sono proprio i porti del Sud che creano un ponte per i flussi energetici tra il Nord Africa e l’Europa.

Paolo Scudieri, presidente di Srm, sottolinea che per far diventare i porti italiani degli “hub energetici” è fondamentale renderli più competitivi, dotandoli di strutture idonee ai flussi degli scambi commerciali internazionali ed evidenzia la necessità di aumentare gli investimenti nel commercio marittimo italiano.

Giorgia Radaelli, Rebecca Amato

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